Constitución Méndez in Señora: L’evoluzione della donna antagonista nella telenovela venezuelana

La telenovela venezuelana Señora (1988), scritta dal maestro José Ignacio Cabrujas, rappresenta una pietra miliare nella storia della televisione latinoamericana grazie alla creazione di uno dei personaggi femminili più intensi e sfaccettati mai realizzati: Constitución Méndez, madre e antagonista della protagonista Eugenia Montiel. Cabrujas non si limita a delineare una semplice "villana" tradizionale, ma dà vita a una donna potente, tormentata e profondamente umana, capace di rappresentare tensioni emotive e conflitti sociali complessi senza cadere nei cliché del melodramma.


Potenza, eleganza e sofferenza

Constitución Méndez incarna una figura di grande fascino, eleganza e autorità. A capo di un impero economico, esercita controllo e potere con fermezza e determinazione. Tuttavia, la sua forza non è mai superficiale né gratuita: nasce dal peso di un passato segnato da traumi profondi, come il matrimonio forzato con un uomo violento.

L'inquietudine e la durezza del suo carattere si forgiano in queste ferite iniziali, eppure Constitución è anche capace di un amore materno intenso e protettivo verso i suoi figli.

Questa complessità psicologica fa di Constitución un personaggio che affascina e sfida lo spettatore, spingendolo a comprendere le radici delle sue azioni e il peso della sofferenza che le accompagna. Mentre per molte antagoniste delle telenovelas la motivazione si riduce a invidia o malvagità, qui convivono potere, dolore e desiderio di protezione.

Un percorso di vendetta e redenzione

Nel corso della narrazione, Constitución Méndez non rimane statica nella sua durezza implacabile: la sua evoluzione intreccia ambizione, vendetta e una profonda riflessione interiore. Il climax della sua storia la conduce a un ritiro dalla società, momento in cui si confronta con il proprio passato e con i demoni interiori, intraprendendo un percorso simbolico di purificazione e redenzione. Questo ritiro non rappresenta semplicemente una chiusura narrativa, ma una trasposizione poetica e spirituale che conferisce alla telenovela una rara profondità emotiva e simbolica.

A rendere ancora più potente e distintivo questo momento culminante è l’uso del realismo magico tipico della poetica di Cabrujas, che si manifesta in Señora attraverso l’intreccio tra realtà quotidiana e dimensioni simboliche, metaforiche e quasi soprannaturali. Il finale in cui Constitución si confronta con la sua anima, infatti, diventa così un’esperienza quasi onirica, abbattendo i confini tra il tangibile e l’etereo. Questo elemento arricchisce l’esperienza emotiva dello spettatore, trasformando un dramma umano in una esperienza artistica e spirituale, dove il conflitto interiore si riflette in una dimensione che trascende il mero realismo sociale.

Tra simbolo e psicologia

Il personaggio di Constitución Méndez in Señora richiama inevitabilmente archetipi profondi della narrativa venezuelana, su tutti la celebre figura di Doña Bárbara, creata da Rómulo Gallegos nel suo romanzo del 1929. Doña Bárbara è una donna potentissima e mitica, simbolo della natura selvaggia e incontrollabile delle pianure venezuelane. È una figura arcaica e controversa: una mestiza bella e crudele, la cui autorità si fonda tanto sul fascino quanto sull’uso della magia popolare e delle superstizioni, oltre che su una volontà ferrea e spesso spietata. Il suo passato di violenze e abusi la rende una donna fredda, “divoratrice di uomini”, e la protagonista del conflitto tra barbarie e civiltà nel romanzo, incarnando la resistenza ancestrale al progresso rappresentato dall’uomo colto e giuridico, Santos Luzardo. In questo senso, Doña Bárbara si staglia come simbolo potente e primitivo, strettamente legato ai miti della natura e alla dimensione rurale e selvaggia del Venezuela. La sua figura è meno psicologicamente articolata e più archetipica, operando su un piano mitologico e sociopolitico di conflitto tra antico e moderno, tra caos e ordine. 

Constitución Méndez, al contrario, si presenta come una donna urbana e moderna, radicata nei contrasti e nelle tensioni della società venezuelana degli anni Ottanta. La sua profondità psicologica si manifesta nei molteplici livelli della sua personalità: è potente ma fragile, dura ma capace di amore, vittima e carnefice insieme. La sua evoluzione narrativa si fonda sulle dinamiche interiori della sofferenza, del rimorso e della redenzione, inserendola in un contesto sociale realistico, più vicino alle problematiche contemporanee di genere, potere e famiglia.

Mentre Doña Bárbara è simbolo di una natura incontrollata e di un’arcaicità selvaggia, Constitución rappresenta la complessità della donna moderna, intrappolata tra passato doloroso e desiderio di affermazione in un mondo patriarcale. Questo confronto illumina come Cabrujas abbia operato una trasformazione radicale dell’archetipo, passando da una visione mitica e simbolica a un ritratto psicologico e sociale più sottile e sfaccettato.

La figura della donna secondo Cabrujas

Cabrujas ha rivoluzionato il ritratto della donna nella telenovela, trasformandola da figura idealizzata e stereotipata a personaggio complesso, vivente e in continua evoluzione. Le donne delle sue opere, come Constitución, mostrano un carattere meno idealistico e più consapevole della propria capacità di agire nel mondo, restituendo un’immagine autentica e multidimensionale. Le sue protagoniste sfuggono a giudizi semplicistici, rivelando forza e fragilità, capacità di amare e di distruggere, come espressione di una realtà umana completa.

Constitución Méndez emerge da Señora non solo come una delle più memorabili antagoniste della fiction venezuelana, ma come una vera e propria icona di rivoluzione narrativa nel racconto televisivo latinoamericano. Il suo viaggio di sofferenza, potere, vendetta e redenzione apre nuove prospettive sull’immagine della donna nella televisione, intrecciando dramma umano, simbolismo e realismo magico. José Ignacio Cabrujas, attraverso di lei, ha mostrato come le telenovelas possano infatti esplorare la complessità femminile senza ridurla a stereotipi, regalando al pubblico una narrazione intensa, emotivamente coinvolgente e artisticamente significativa.


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